Ultima tappa di questo excursus dedicato alla psicologia ambientale. Oggi parleremo delle città e di come la loro progettazione possa influire sul nostro benessere psicologico. Una delle caratteristiche della psicologia ambientale è l’interdisciplinarietà, gli psicologi lavorano insieme ad architetti, urbanisti, ingegneri e paesaggisti; un luogo dove tutte queste professionalità si incontrano è l’Università della Virginia. Presso la facoltà di architettura è stato istituito the Centre of Urban Design anche Mental Health diretto dalla psichiatra Layla McCay.
Chi progetta gli ambienti come può affrontare le sfide dell’urbanizzazione? In che modo i luoghi in cui viviamo e lavoriamo possono essere più sani per tutti?
La professoressa McCay insieme alla dottoressa Jenny Roe, psicologa ambientale e architetta, hanno scritto un libro che propone un nuovo modo di progettare le città, ponendo la salute mentale e il benessere psicologico in prima linea: si chiama Restorative Cities.
Il libro e tutto il loro lavoro sono supportati da una robusta evidenza scientifica, e l’obiettivo è proprio quello di promuovere la ricerca a soluzioni progettuali (l’approccio evidence-based di cui vi ho parlato nella scorsa newsletter). La psicologia è una scienza empirica, mentre l’architettura parte da assunti; il contributo della psicologia è cruciale sia da un punto di vista metodologico sia degli strumenti che mette a disposizione. Possiamo progettare spazi bellissimi di design, ma che non tengono per nulla conto dei bisogni specifici dell’utente, e questo sarebbe un danno.
🌳 Quali sono le caratteristiche che deve avere una città “ristorativa”?
La risposta, secondo le due autrici, sta innanzitutto in due parole: green space. La presenza di spazi verdi nelle zone urbane è fon-da-men-ta-le. Le ricerche scientifiche lo dimostrano da decenni: trascorrere ogni giorno del tempo a contatto con la natura fa bene alla salute: abbassa i livelli di stress, ha un impatto positivo sul disturbo depressivo, agisce sull’ansia e migliora le funzioni cognitive.
Non solo, cosa importantissima: la vegetazione riduce anche gli effetti dell’inquinamento atmosferico e aiuta la conservazione degli habitat e degli ecosistemi sostenibili.
🌊 Anche i cosiddetti blue space sono molto importanti.
Lo spazio blue come termine di progettazione urbana indica l’acqua visibile: fiumi, stagni, laghi, porti, canali, fontane. Sono aree naturali destinate alla ricreazione, alla vita sociale, e hanno gli stessi benefici dei green space.
Un’altra caratteristica delle città ristorative è che vi siano spazi destinati alla socialità, progettare spazi conviviali, angoli con panchine, giardini pubblici…e che siano città attive. La progettazione urbana dovrebbe infatti includere un facile accesso all’attività fisica costruendo piste ciclabili, parcheggi per biciclette e comodi collegamenti tra le parti della città da poter fare a piedi. Inoltre, cosa importantissima, le città dovrebbe essere luoghi inclusivi, con una progettazione urbana che tenga conto delle diverse caratteristiche dei suoi residenti, dai bambini agli anziani, dalle persone diversamente abili alle minoranze.
🌿 Parliamo di Barcellona
Un nuovo studio, pubblicato sulla rivista Environment International e guidato dal Barcelona Institute for Global Health (ISGlobal), esamina specificamente come gli spazi verdi pianificati per Barcellona potrebbero far bene alla città e a chi la abita. I risultati mostrano potenziali miglioramenti per la salute mentale per oltre 30.000 persone.
Il piano “Eixos Verds” della città per il quartiere Eixample di Barcellona è in corso, e ha lo scopo di introdurre più spazi verdi convertendo le strade della città in aree ricreative.
I ricercatori hanno inoltre concluso che questi benefici per la salute mentale della popolazione si tradurrebbe in un risparmio annuo di 45 milioni di euro in costi diretti e indiretti per la salute mentale.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda almeno 500 m2 di spazio verde entro 300 m da ogni casa.
“Solo il 20% della popolazione di Barcellona vive attualmente in un luogo che soddisfa la raccomandazione dell'OMS sugli spazi verdi. A livello europeo, solo il 40% degli abitanti delle città gode dell'accesso raccomandato a questi spazi, il che dimostra che abbiamo ancora molto lavoro da fare in termini di rendere più verdi le nostre città”, ha spiegato la ricercatrice del ISGlobal Evelise Pereira, coautrice dello studio.
🌳🌳🌳 Cosa dicono le ricerche scientifiche
Aumentare la copertura degli alberi urbani del 30% proteggerebbe la vita delle persone che vivono nelle città. L'effetto isola di calore urbana fa salire le temperature medie in questi ambienti, e quindi rendere le città sempre più green può risolvere molte delle sfide urbane che stiamo affrontando, tipo: 👇🏻
(Image: Lawrence Berkeley National Laboratory)
Creare più ombra nelle città piantando più alberi ridurrebbe la temperatura media di 0,4 °C, secondo una ricerca pubblicata su The Lancet. Ciò limiterebbe le minacce per la salute poste da un fenomeno noto come effetto isola di calore urbana.
Le isole di calore urbane (UHI) si verificano quando le superfici di edifici, strade e marciapiedi assorbono il calore dal sole, spingendo la temperatura verso l’alto nelle città e in altre aree edificate.
L’immagine qui sopra mostra come le temperature aumentano in linea con la densità dello sviluppo urbano. Gli scienziati del Berkeley National Laboratory affermano che un pomeriggio caldo e soleggiato può aumentare la temperatura nelle aree urbane di 1-3°C, rispetto all’aria nelle vicine aree rurali. Ecco perché serve che le città siano sempre più green, per l’ambiente e per la nostra salute fisica e mentale. E sì, la psicologia ambientale ci può aiutare anche in questo.
Spero che l’approfondimento sull’ambiente, su come uomo e natura siano strettamente connessi, sia stato interessante! Alla prossima newsletter, dove parleremo di perfezionismo 💌