Mentre sono qui che ascolto Be my baby delle Ronettes, rifletto sul fatto che probabilmente tante amiche degli anni ‘90 come me - ma soprattutto quelle degli anni ‘80 - si siano innamorate di Jhonny e del suo Nessuno può mettere Baby in un angolo, delle sue spalle larghe chè dubito ce ne siano così in giro dal 1987, del suo carisma e del suo coraggio, e della sua canotta nera portata con l’inseparabile giubbotto di pelle.
La colonna sonora di questa newsletter è dunque questa:
For every kiss you give me, I'll give you three. 🎶
Mentre sono qui che ascolto musica anni ‘60 che mi ricorda i film della mia vita e mi dà l’occasione di avviare questa newsletter in modo molto cinematografico, vado avanti a riflettere su altri amori, quelli nati prima dell’arrivo dei social network. Io ho vissuto i ruggenti anni dei trilli su Messenger e degli squilli sul cellulare, un nokia 3310 nel mio caso, che poteva contenere solo 20 messaggi. Poi è arrivato whatsapp con le spunte blu. Ho fatto la gran parte dell’adolescenza senza social network, mi sono innamorata come tutti incontrando l’Altro prevalentemente a scuola, tramite amici di amici durante le vasche in centro del sabato pomeriggio. Alle feste d’istituto. Al mare d’estate. Poi è arrivato Facebook con i like.
Non so se le ventenni di oggi conoscano Jhonny e si siano, in qualche modo, anche loro innamorate di lui; credo sia molto più probabile che abbiano perso la testa per Jacob Elordi. O per Timothee Chalamet, o per qualche cantante indie, per i Santi Francesi o per qualcuno che non conosco per motivi anagrafici. So però che (molto spesso) si innamorano in luoghi come Tinder o Bumble, come molti di noi Millennials.
So inoltre, grazie al report presentato dalla dott.ssa Valeria Locati sul suo profilo instagram, lei che per Bumble ci lavora e ha parlato di relazioni al festival di Passaggi Psicologici, che molti degli intervistati preferiscono appuntamenti ponderati. Lo apprendo con un pizzico di stupore. Una donna su tre, inoltre, cerca qualcuno che sia in grado di prendersi cura di sè: per questo, una maggiore consapevolezza fa scegliere di rallentare con gl’incontri per garantire qualità in luogo della quantità.
Mentre leggo i dati tento di passare in rassegna i vari summit fatti con le amiche, e mi torna in mente quella volta che G mi rispose Ai posteri l’ardua sentenza a una mia domanda sulla nostra relazione, e la ponderatezza non è tra le cose che avrei nominato.
Secondo una ricerca di Tik Tok e Censuswide che riporta IoDonna, il 40% dei Millennials si è dichiarato online. Il dato più rilevante per me è questo.
C’è tutto un alfabeto sentimentale fatto di parole come dating, ghosting, orbiting, sexting che riempiono le stanze dei terapeuti e le conversazioni tra amici perché in effetti, il modo in cui incontriamo l’Altro, è cambiato; ci si conosce in chat e spesso, molto più di quanto si pensi, tutto si svolge lì. Persino il sesso. Continuo a leggere dati, questa volta dell’Urban Institute di Washington in cui si evince che i Millennials, cresciuti in piena crisi economica, con l’addio del posto fisso, nomadi digitali, soprattutto freelance, fatichino anche con l’affettività.
E’ diventato davvero così difficile incontrarsi offline per dirsi, come cantavano le Ronettes, Be my baby?