Ce lo disse in tempi non sospetti, pensate un po’, Winston Churchill nel 1943: “We shape our buildings and afterwards our buildings shape us”.
Aveva ragione. Trascorriamo la maggior parte della nostra vita circondati da edifici, dentro edifici, e l’impatto che l’architettura ha sul nostro benessere lo stiamo sottovalutando.
Alla British University of Warwick nel 2017 fu condotto uno studio il cui risultato dimostra che le progettazioni urbane dall’alto grado estetico, hanno lo stesso impatto della natura sul nostro benessere. Pensate!
Lo sappiamo da tempo: come progettiamo gli spazi può influenzare il nostro umore e il nostro benessere; eppure gli architetti hanno spesso prestato scarsa attenzione ai potenziali effetti cognitivi delle loro progettazioni sull’uomo. Creare qualcosa di unico tende a prevalere su come le progettazioni potrebbero plasmare i comportamenti di coloro che vivranno poi quel determinato spazio.
L’importanza del design urbano va ben oltre la semplice estetica
Il Centre for Social Justice l’anno scorso pubblicò un report che venne riportato in un articolo del The Times il cui titolo è: Ugly buildings make people lonely e miserable. Dal report si evince un chiaro link tra edifici trascurati e una mancanza di spirito di comunità che potrebbe portare le persone all’isolamento sociale. Metà degli intervistati ha dichiarato che gli architetti e i designer non erano in sintonia con le esigenze della popolazione locale; due quinti non erano d’accordo sul fatto che gli edifici fossero stati costruiti per incoraggiare il senso di comunità. Tre quinti di coloro che hanno avuto accesso a parchi e spazi verdi hanno riferito di non essersi mai sentiti soli.
L’ESEMPIO DI NEW YORK
Nel 1975 il “Project for public space” rivoluzionò il modo in cui le persone usufruivano dello spazio del Rockefeller Center a New York, posizionando panchine accanto al suo atrio seminterrato. Stesso principio venne usato per Times Square quando vennero introdotte le lunghe panchine di granito per sottolineare che lo spazio iconico, dove un tempo transitavano le macchine, è ora uno spazio destinato ai pedoni. Arricchire e abbellire gli spazi pubblici può contribuire a far sentire i residenti più a proprio agio con l’ambiente circostante e a far fronte alla solitudine.
Sempre New York, spostiamoci sull’High Line! Pensate all’importanza di avere una spazio pubblico come questo parco, recuperato lungo la sezione meridionale in disuso della ferrovia sopraelevata West Side Line, parte della più ampia New York Central Railroad. Un ulteriore spazio verde all’interno della città -non una qualunque evidentemente-, importante non solo per il benessere dell’ambiente ma anche per l’uomo. Uno spazio di incontro, anche. E tra poco ospiterà l’arte: lungo tutto il parco, le commissioni artistiche del High Line trasformeranno i giardini naturalistici, miglioreranno la bellezza del luogo lungo le 1,5 miglia e saranno gratuite per ogni frequentatore del parco. Ha presentato il progetto qualche settimana fa proprio Cecilia Alemani, direttrice di Donald R. Mullen, Jr. e curatrice capo di High Line Art.
Ce lo dicono le ricerche scientifiche: l’arte all’interno delle città riduce l’ansia, lo stress e i pensieri negativi. Il benessere psicologico passa anche da come progettiamo gli spazi che abitiamo.
PASSAGGI LETTERARI
Per chi volesse approfondire l’argomento, piccolo consiglio di lettura.
Ho avuto il grande piacere di presentare questo lavoro scritto dalla prof.ssa Francesca Pazzaglia, docente di Psicologia generale e direttrice del Master in Psicologia ambientale e del paesaggio all’Università di Padova, e dal professor Leonardo Tizi, architetto e psicologo ambientale docente di Interior design al Master. E’ un breve saggio, assolutamente alla portata dei non addetti ai lavori, in cui i due autori ci presentato il restorative design e come creare spazi in grado di ridurre i livelli di stress e generare comfort. Troverete temi come la biofilia e la rigeneratività ambientale, la teoria dell’habitat, come utilizzare luce, colori e materiali per progettare ambienti che ci facciano stare bene.
Infine, vi consiglio questo podcast, Il nostro spazio, nella cui prima puntata è stato intervistato proprio il prof. Tizi. Si parla di Casa, e dell’importanza fondamentale di questo simbolo.
Mentre leggevo del progetto di riqualificazione di New York mi è tornata in mente anche la teoria delle finestre rotte. Chissà perché tutte queste cose abbiano sempre a che fare con New York 🤣