Di relazioni, libri e Scene da un matrimonio.
In questa seconda newsletter vorrei presentarvi “Passaggi Cinematografici”, la sezione della newsletter dove parleremo di cinema e serie tv. Vi chiederete: Cosa c’entra questo con la psicologia? La mia prof.ssa di clinica, insieme ai manuali ci assegnava film e romanzi per discuterne a lezione e studiare la psicologia dei personaggi. Ci sarà spazio, quindi, anche per storie raccontate sul grande e piccolo schermo e quelle scritte su carta.
L’argomento è…relazioni!
PASSAGGI CINEMATOGRAFICI
Si è da poco conclusa la Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, tra i film e le serie tv che quest’anno sono state presentate in anteprima mondiale al Lido ce n’è una che mi ha colpita subito e non vedevo l’ora che uscisse. Sto parlando di “Scene da un matrimonio”, il remake dell’omonima serie televisiva del 1973 di Ingmar Bergman. Il regista che ha diretto la serie, 5 episodi targati HBO (in Italia è possibile vederla su Sky ogni lunedì sera sul canale Sky Atlantic), è Hagai Levi e nei panni dei protagonisti Mira e Jonathan che allora furono di Liv Ullmann e Erland Josephson, ora troviamo quei due attori meravigliosi di Jessica Chastain e Oscar Isaac.
Ispirarsi al passato per raccontare il presente, dalla Svezia ambientata negli anni ‘70 di Bergman, all’America dell’anno 2020 di Levi. Il regista costruisce questa serie cercando di rende attuali dinamiche e società conservando i temi portanti dell’originale come l’amore, il matrimonio, la monogamia, il divorzio, il sesso. La storia raccontata è naturalmente una storia d’amore: i protagonisti, Mira e Jonathan, si innamorano ai tempi del college. Le cose tra loro funzionano e progettano il futuro pensando al plurale: noi. Costruiscono la loro famiglia e arriva la figlia Eva con la quale vivono (apparentemente) sereni nella loro casa di Boston. Passano gli anni, precisamente dieci, e qualcosa inizia a non funzionare più come prima. Il primo episodio si intitola “Innocenza e panico”: una notizia inaspettata scuoterà la coppia. Il secondo episodio è davvero molto intenso, niente spoiler naturalmente, dico solo che la scena principale dura quasi mezz’ora, e gli episodi sono di un’ora. Jessica Chastain e Oscar Isaac si riconfermano due attori magistrali e assolutamente perfetti per questi ruoli.
Scene da un matrimonio è una vera a propria indagine sui rapporti.
Sulle note di “To build a home” dei Cinematic Orchestra veniamo accompagnati a scrutare nell’intimità di questa coppia. Che cosa vuol dire essere moglie? E padre? I soldi che peso hanno all’interno della coppia? E che ruolo ha il sesso? E’ una serie intensa, molto. E siamo solo ai primi due episodi. Lo hanno dichiarato gli stessi Jessica Chastain e Oscar Isaac durante la presentazione alla stampa: il fatto che si conoscano dal liceo li ha molto aiutati; non solo, all’inizio delle riprese sono stati seguiti da un terapeuta di coppia per costruire i ruoli di Mira e Jonathan, soprattutto per le scene d’intimità. In questa serie si parla tantissimo, è fatta di dialoghi, lunghissime scene di parole parole parole. Il tutto è girato prevalentemente in interni, credo di non essere smentita se dico che la terza protagonista della serie è proprio la casa di Mira e Jonathan. Piccola particolarità: ogni puntata inizia con la ripresa degli attori mentre arrivano sul set pronti per girare le scene, una scelta di Hagai Levi per far immedesimare lo spettatore (io personalmente l’ho apprezzata molto).
La serie di Igman Bergman è degli anni ‘70, pensate che quando uscì venne visto prevalentemente da un pubblico femminile, e in Svezia, le richieste di divorzio, aumentarono notevolmente. Cinquant’anni dopo esce il lavoro di Hagai Levi, quali cose sono cambiate? Di questo e molto altro hanno parlato Jessica Chastain e Liv Ullmann, l’attrice che interpretò Mira nella versione originale di Bergman, in un articolo di Vulture davvero molto bello che vi lascio qui, se voleste leggere qualche curiosità in più su questa serie.
Ecco per voi anche il video della conferenza stampa della Mostra del Cinema di Venezia dove è stata presentata la serie, per sentire tutti i dettagli dalla viva voce dei protagonisti.
PASSAGGI LETTERARI
La psicologia si trova anche nelle storie raccontate su carta, parliamo dunque di libri! Il primo è l’esordio letterario di una giornalista del New York Times, Taffy Brodesser-Akner, che ha scritto “Fleishman a pezzi”. E’ uscito questo marzo per Einaudi ed è diventato subito best seller del New York Times e uno dei libri dell’anno per il Washington Post, Vanity Fair e The Guardian. Ecco, diciamo che io di questi nomi qui tenderei a fidarmi. “Fleishman a pezzi” racconta le peripezie di un matrimonio che finisce, di relazioni umane, di cose che accadono quando tua moglie ti lascia l’ultimo messaggio sul telefono e poi non si trova più, sparisce.
“Aveva sette o otto messaggi, perlopiù di donne che lo avevano contattato nottetempo attraverso le app di incontri, ma i suoi occhi andarono dritti al messaggio di Rachel (…). Sembrava emanare una luce diversa da quelli che contenevano parti anatomiche e pizzi di mutande. Alle cinque del mattino gli aveva scritto: Io sto andando a un ritiro di yoga al Kripalu per il week end; i bambini sono da te. A titolo di cronaca”.
Il romanzo è ambientato a New York e tra app di incontri e momenti in cui ripercorre la storia del suo matrimonio, Toby Fleishman prova a ritrovare se stesso. Si alternano momenti di grande ironia e divertimento a momenti di profonda riflessione; Brodesser-Akner ci dettaglia tutto con molta generosità e finisce per raccontarci una storia di umanità, sofferenza e incomprensione. Questo romanzo è talmente tanto riuscito che hanno deciso di farlo diventare una serie televisiva, su questo però ancora non si sa molto.
“Questa era la cosa che lei non aveva mai capito: che l’ambizione non è qualcosa che tende sempre a solo verso l’alto. A volte, quando si è felici, è come saltellare sul posto”.
Il secondo libro è un memoir. Lo ha scritto Vivian Gornick e si intitola “Legami feroci”. E’ uscito per Bompiani nel 2016, è un libro in cui la protagonista, Vivian Gornick che è nata e vive tutt’ora a New York dove collabora con numerose riviste e insegna scrittura, ripercorre la sua vita accanto a una madre arguta, dal carattere forte e dalla franchezza spietata. Durante le loro numerose passeggiate per le strade di New York (la città è il loro elemento naturale, come dice la stessa Gornick), madre e figlia parlano, discutono, si attaccano, cercano di comprendersi ricordano episodi di vita vissuta in un quartiere come il Bronx dove la loro vita non è sempre stata facile.
“Non conoscevo la parola bellezza, non sarei stata capace di dire che in casa nostra la bellezza mancava; sapevo solo che piccoli squarci di piacere visivo trasfiguravano quel minuscolo alloggio, infondendomi quando varcavo la soglia un senso di felicità e di aspettativa”.
A pagina 14 ho pensato che questo libro starebbe bene anche nei programmi di psicologia delle relazioni familiari insieme ai manuali. E’ un testo che fa riflettere.
E’ incredibilmente bello.
NOTIZIE DAL WEB:
Nella prima newsletter abbiamo parlato della famosissima tennista americana Naomi Osaka e del suo disagio psicologico che ha voluto rendere pubblico. Ebbene, la giovane tennista è stata inserita dal Time tra le 100 persone più influenti del 2021, le motivazioni le trovate qui.
Vi segnalo un webinar che si chiama StandUP Contro le molestie in luoghi pubblici. La tematica è molto importante. Si tratta di una formazione online della durata di un’ora, gratuita, tenuta da diverse psicoterapeute in cui vengono forniti gli strumenti pratici per poter affrontare le molestie in luogo pubblico. E’ un’iniziativa di L’Oreal Paris e il Corriere della Sera in collaborazione con due importanti realtà come Hollaback! e Associazione Alice Onlus. Ecco il link per iscriversi e tutti i dettagli.
In questo interessante articolo alcuni psicologi americani ci indicano cosa potrebbe essere utile al nostro cervello qualora ci trovassimo in situazioni di incertezza, di mancata motivazione e di fatica; ce lo illustrano con tre strategie.
Qui sul Washington Post ci viene ricordato una cosa importante e che è bene ribadire: le parole che descrivono la malattia mentale non devono stigmatizzare.
Siamo arrivati alla fine di questa seconda newsletter, ci risentiamo presto nelle vostre caselle email!